venerdì 3 maggio 2024

UOMINI CORAGGIOSI #goliardia

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MISTERI CAUDINI - Il mafioso Caudino più conosciuto negli Stati Uniti d'America: Joe Valachi alias Giuseppe Villacci da Cervinara #perle

MISTERI CAUDINI - Il mafioso Caudino più conosciuto negli Stati Uniti d'America: Joe Valachi alias Giuseppe Villacci da Cervinara #perle

Giuseppe Villacci è il Caudino più famoso del Novecento, nel bene e nel male, negli Stati Uniti d'America ed in mezzo mondo, soprattutto nella storia della criminologia internazionale ed in quella letteraria, senza dimenticare quella del grande schermo. 

Incredibilmente, manca qualsiasi collegamento con sua Terra d'origine, ossia la Valle Caudina e più precisamente Cervinara. L'incredibile scoperta è saltata fuori in una delle tante ricerche in rete, subito confermata da una pagina virtuale dove sono elencati tutti i Cervinaresi più famosi all'estero.

Il mistero questa volta è legato alla sua totale assenza tra i personaggi storici della zona. Probabilmente il nome ed il cognome americanizzati hanno spiazzato tutti i ricercatori e gli storici amanti di esistenze da raccontare come quella di Joseph Valachi, nato esattamente centoventi anni fa. Joe era uno dei mafiosi più importanti e conosciuti all'ombra della bandiera a stelle e strisce. 

Salito all'onore delle cronache per essere stato un membro di spicco dell'organizzazione mafiosa capeggiata da Vito Genovese e per aver svelato tutti i segreti dei confratelli criminali. 

Appartenere all'olimpo delle cosche, però, non lo ha reso famoso da queste parti. Purtroppo, i cattivi Cervinaresi sono stati elencati solo nel prezioso libro di Angelo Marchese, "Cervinara, storie di Uomini", ma non c'è nulla su questo personaggio unico nel suo genere. Il caro Angelo, deceduto e non dimenticato, mai come ora, avrebbe potuto sostenere questa sete di notizie storiche.

Il figlio di Caudini Cervinaresi emigrati verso la fine dell'Ottocento nella difficile Grande Mela, ricordò così il suo giuramento per entrare a far parte di Cosa Nostra:

«Quando mi siedo si siede tutta la tavolata. Qualcuno mi mette davanti sul tavolo una pistola e un coltello. Ricordo che la pistola era una calibro 38 e il coltello era un pugnale. Dopodiché [Salvatore] Maranzano (all’epoca capo assoluto delle famiglie della mafia italo-americana, ndr) fa segno d’alzarci di nuovo e tutti noi ci prendiamo le mani e lui dice qualcosa in italiano. Poi ci sediamo e lui si volta dalla mia parte e, sempre in italiano, parla del coltello e della pistola. “Questo significa che tu campi di pistola e coltello e che muori di pistola e coltello”. 
Poi mi chiede: “Con quale dito spari?”. Dico: “Questo qui”, e muovo l’indice destro. Mi stavo ancora chiedendo che cosa volesse significare quando lui mi dice di fare una coppa con le mani. Poi ci mette dentro un pezzo di carta e l’accende con un fiammifero e mi dice di ripetere con lui, mentre muovo il pezzo di carta su e giù: “È così che morirò se tradisco il segreto di cosa nostra”».
Pentangeli/Valachi ne Il Padrino

Valachi è la storpiatura, forse voluta, del cognome Caudino Villacci e questa scelta ha tutelato la sua riservatezza, paradossalmente, per tantissimi anni. Nato ad Harlem, quartiere di Manhattan, Valachi entrò giovanissimo, nel 1919, nella gang dei "Minute Man", specializzata in furti, per poi passare con la "Banda dei Ratti". 

Nel 1923 fu arrestato dopo una rapina e si dichiarò colpevole: condannato a 18 mesi di reclusione, ne scontò la metà. Uscito dalla Banda dei Ratti, Valachi si unì alla "Banda irlandese", che agiva in pieno giorno sulla 116° strada, ma li abbandonò perché li riteneva senza alcun senso degli affari.

Valachi morì chiuso dietro le sbarre, eppure il suo nome è entrato nelle case di tutto il mondo. Ripetiamo. Tutto il mondo. Perché? Il misterioso Cervinarese costretto a lasciare la terra natia insieme alla sua umile famiglia, ufficialmente, è stato il primo sul pianeta a dare un nome alla Mafia. La divulgazione del termine "Cosa Nostra", stando agli esperti, porta la sua firma. "Peppino da Cervinara" ebbe il coraggio di smascherare la cricca di Vito Genovese e Lucky Luciano, giusto per fare qualche nome di spessore del fetido crepuscolo della malavita d'Oltreoceano.

Addirittura al Caudino ribelle venne dedicata una pellicola davvero da guardare ed analizzare meticolosamente: Joe Valachi - I segreti di Cosa Nostra, libero adattamento del libro biografico "The Valachi Papers", in italiano "La mela marcia", edito da Mondadori nel 1972 e scritto da Peter Maas, il celebre giornalista autore anche della biografia dell'agente di polizia Frank Serpico, da cui è tratto il celebre capolavoro con Al Pacino

La biografia dell'emblematico figlio dell'emigrazione post-unitaria dall'entroterra Campano ha venduto milioni di copie. Mentre al cinema il Caudino, capace di sfidare la Piovra, era impersonato da un certo Charles Bronson. Presente anche nel "Il Padrino Parte II" come Frankie Pentangeli, l'altra opera ispirata alle deposizioni del coraggioso Uomo, capace di spargere sul suolo straniero sangue e lacrime, ma tuttavia onesto nel dare un senso alla sua vita con le sue parole taglienti, utili per mettere alla luce uno dei cancri della società, ahinoi, diffuso ovunque. 

Giuseppe Villacci 

Valachi fu condannato per traffico di droga nel 1959 e condannato a 15 anni di reclusione. Nel 1962 mentre lui e il capo della famiglia Genovese, Vito Genovese, erano in prigione insieme, uccise un detenuto che pensava fosse un sicario inviato da Genovese. Fu condannato all'ergastolo, rischiando la pena capitale. Valachi divenne successivamente un testimone del Governo della Casa Bianca e l'anno successivo testimoniò davanti ad un comitato del Senato degli Stati Uniti, con ministro della giustizia Roberto Kennedy sugli scudi, in quelle che divennero note come le "Udienze Valachi". Ha divulgato informazioni precedentemente sconosciute tra cui struttura, operazioni, riti filo-massonici e di appartenenza. 

La Mela Marcia

In alternativa alla sedia elettrica, decise di rivelare tutto quello che sapeva su Cosa nostra all'FBI: per questo motivo, fu trasferito prima nel carcere di Westchester e successivamente, nel 1963, nella prigione di massima sicurezza di Forte Monmouth, nel Nuovo Jersey, dove confessò all’agente speciale dell’FBI James P. Flynn tutto ciò che sapeva sull'organizzazione mafiosa, rivelando per la prima volta che veniva chiamata con il termine italiano «Cosa Nostra», formata esclusivamente da italo-americani vincolati da un giuramento segreto e dedita alle più svariate attività lecite ed illecite, suddivisa in "famiglie" e diretta da una «Commissione», un comitato che governava l'associazione in tutti gli Stati Uniti.

La pellicola

La sua testimonianza fu così la prima grande violazione dell'omertà, il codice del silenzio mafioso e la prima prova concreta dell'esistenza della mafia italo-americana presso le autorità federali ed il grande pubblico. Valachi nacque il 22 settembre 1904 nell'area est di Harlem da Domenico Villacci e Maria Michela Casale. I suoi genitori erano emigranti italiani impoveriti provenienti da Cervinara, in provincia di Avellino. Suo padre era un alcolizzato violento e Valachi in seguito ha incolpato il suo passato e le sue radici "Caudine" per essersi rivolto alla criminalità organizzata.

Il 3 aprile 1971 Valachi morì di infarto. Stava scontando la sua pena presso il Federal Correctional Institution, La Tuna, ad Anthony in Texas. Fu sepolto quattro giorni dopo al Gate of Heaven Cemetery di Lewiston, Nuova York.

Joe Valachi

Abbiamo contattato l'associazione dedicata ad Angelo Marchese e abbiamo intensione di pubblicare un lavoro dedicato alla sua figura, ricca di spunti, di misteri e di fatti di cronaca che meritano una riflessione approfondita ed uno studio capillare. Di sicuro su queste colonne digitali ci sarà spazio per una serie di approfondimenti sulla vicenda per recuperare la storia maledetta e alquanto misteriosa di un figlio della nostra Terra, costretto a lasciarla per mille motivi e dimenticato negli ultimi anni dalla "suaValle Caudina

La testimonianza

Invitiamo le lettrici ed i lettori de Lo Schiaffo 321 a contattarci per qualsiasi informazione in merito al caso. La Redazione 321 è già al lavoro per costruire un percorso culturale ed antropologico legato a "Joe Cargo", primo pentito di mafia della storia. 

Giuseppe Villacci, a nostro avviso, diede un sonoro schiaffo al mondo della associazioni segrete di stampo mafioso, mettendo alla pubblica gogna l'esistenza di un'organizzazione criminale e sanguinaria chiamata per la prima volta Cosa Nostra, ispirando addirittura il Padrino, oltretutto scatenando un intenso dibattito negli Stati Uniti ed in Italia, tranne che in Valle Caudina. Almeno fino ad ora.

Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo



giovedì 2 maggio 2024

Tre partigiane: una foto finta che non cessa di esercitare il suo (macabro) fascino | politica

Tre partigiane: una foto finta che non cessa di esercitare il suo fascino

La celebre fotografia delle tre partigiane nelle strade di Milano nei giorni della Liberazione è una fotografia posata. Come molte fotografie iconiche che pretendono di cogliere l’attimo drammatico della rottura del tempo, che diventano simbolo di una svolta storica e di una nuova epoca (in quegli stessi mesi, per dire, la bandiera americana a Iwo Jima o la bandiera sovietica sul Reichstag di Berlino), anche questa è una creazione del fotografo, una messa in scena.

bandiera americana a Iwo Jima 

La fotografia è nota con vari titoli e con vari tagli, a seconda dell’uso giornalistico e politico che se ne fa. Qui sopra c’è l’intero fotogramma. Le riproduzioni ridotte di solito zoomano sulle tre donne in prima fila. I titoli variano dai generici Partigiane a Brera oppure Donne partigiane e gappisti – fino a Partigiane Azioniste per le strade di Milano durante l’in­surrezione, e anche Tre ragazze partigiane armate di fucile in via Brera

Il titolo più specifico, sembra dettato dal fotografo stesso, è 26 Aprile 1945. Milano. Tre ragazze aggregate a gruppi di partigiani in Via Brera, mentre perlustrano la città insieme ai Gappisti. In effetti, con tutta probabilità, lo scatto fu fatto qualche giorno dopo il 26 aprile e illustrava qualcosa di meno eroico, cioè la consegna delle armi dei combattenti partigiani così come era stata voluta dai comandi Alleati per evitare o almeno contenere le vendette (che anche il CLN voleva evitare).

E delle persone fotografate si sa quasi niente, tranne che di una di loro di cui si dirà fra poco. Si sanno cose invece del fotografo, Valentino detto Tino Petrelli (1922-2001).

Tino Petrelli aveva allora 23 anni. Lavorava per l’agenzia milanese Publifoto e fotografava i giorni dell’insurrezione e della liberazione in città. Sono suoi alcuni degli scatti del lugubre rituale che si sviluppò a Piazzale Loreto il 29 aprile, con i cadaveri di Benito Mussolini, Claretta Petacci e altri appesi a testa in giù al distributore di benzina, e i partigiani e la folla intorno. 

bandiera sovietica a Berlino

Negli anni successivi creò delle immagini che, per lo stile, si collocavano nella tradizione del cinema neorealista, documentando la povertà e le distruzioni del dopoguerra, e l’alluvione del Polesine. Documentò anche, in un’altra foto celebre, Fausto Coppi che nel 1953 si arrampica in solitaria sul passo dello Stelvio di fronte alla scritta “W Fausto” tracciata dai suoi fans nella neve. La scritta, in effetti, era stata tracciata un attimo prima dallo stesso fotografo, in un altro suo momento di ispirata creatività.

Fausto Coppi 

Anche la foto delle tre partigiane fu in realtà preparata. Anche un po’ tirata via, non proprio pensata nei dettagli. I soggetti rappresentati hanno atteggiamenti non adatti a combattenti che “perlustrano” la città, cioè che dovrebbero dare la caccia agli ultimi cecchini, un lavoro pericoloso. 

Hanno armi, ma non hanno l’aria di saperle maneggiare, le portano in maniera casuale. La donna più marziale, sulla sinistra di chi guarda, imbraccia un fucile in modo aggressivo ma platealmente all’incontrario, a pancia in su. L’uomo con l’impermeabile chiaro ha la pistola a tamburo in posizione imbarazzante. L’unico che sembra sapere il fatto suo, il tipo in soprabito in pelle con in pugno una Walther e una fascia al braccio, è in genere tagliato fuori dalle stampe del fotogramma. Chissà perché. Sembra un uomo del CLN che stia accompagnando gli altri.

tre partigiane

Chi sono dunque le “tre partigiane” in primo piano? Della giovane donna a sinistra per chi guarda, con il soprabito, sappiamo tutto. E’ Anna Maria Leone (1927-1998), detta “”. Aveva 17 anni, faceva parte dei “gruppi di difesa delle donne” ed era la compagna di Fabrizio Onofri, gappista romano diventato responsabile culturale del PCI, che poi sposerà. Nel dopoguerra lavorò nell’ambiente dello spettacolo come attrice e sceneggiatrice, collaborò con Vittorio De Sica (per Miracolo a Milano), con Carlo Lizzani (per Achtung! Banditi!), con Marco Bellocchio. Fece l’agente letteraria per l’agenzia americana William Morris. Negli anni Settanta fu attiva nel movimento femminista romano, produsse il film Io sono mia di Sofia Scandurra, fondò con Dacia Maraini e altre donne il Teatro della Maddalena.

Fra l’altro, mi sembra di capire che fu proprio negli anni Settanta che la fotografia divenne davvero nota, e iconica, legata alla crescita della sensibilità femminista.

Le altre due donne Lù Leone non le conosceva bene, e neanche noi. In una intervista del 1985 a Panorama raccontò che della ragazza di centro ricordava solo il nome, Aniuska, dell’altra solo che era la sorella. Erano donne polacche che aveva appena conosciuto, con loro e altri amici stava andando a consegnare le armi quando il fotografo chiese loro di alzare le canne dei fucili e scattò. 

Lo storico Adolfo Mignemi, autore di una Storia fotografica della Resistenza, sostiene che quella stessa sera le due sorelle furono protagoniste di una tragedia. Aniuska venne uccisa accidentalmente dalla sorella che stava stava riponendo l’arma, forse la stessa della foto (che quindi non fu consegnata?). Dice Mignemi che il racconto gli è stato fatto dallo storico dell’arte e ex partigiano Mario De Micheli durante una conversazione casuale. “” invece, di questa tragedia dell’imperizia non sapeva niente.

Un’ultima nota. Come è evidente dalla stampa ricavata dal negativo originale, nel negativo il viso del tipo in impermeabile chiaro è tutto graffiato. Ciò avvenne in seguito a una controversia giudiziaria e a una diffida legale. Dopo la diffusione delle prime copie della fotografia integra, infatti, l’uomo ottenne da Publifoto che la sua fisionomia fosse resa irriconoscibile. Non voleva aver niente a che fare con quella foto, si era messo addosso la pistola solo perché gliel’avevano chiesto.

Scritto da Arnaldo Testi

riferimenti

  • Enrico Menduni, Partigiane e figuranti. Una foto di Tino Petrelli nella Milano della Liberazione, 2018.
  • La Resistenza e la fotografia: storia di una ricostruzione, Corriere della Sera, 2015.
  • Roberto Del Grande, Petrelli, Nello Valentino, Dizionario Biografico degli Italiani Treccani, 82, 2015.

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete. Fonte: shortcutsamerica.com

sabato 27 aprile 2024

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FRATELLI D'ITALIA - LA CAPITANA ED I SALERNITANI TENTANO DI AFFONDARE LA DESTRA IRPINA? | POLITICA

FRATELLI D'ITALIA - LA CAPITANA ED I SALERNITANI TENTANO DI AFFONDARE LA DESTRA IRPINA?

A quanto pare seguendo la rotta dei Fratellini Salernitani c'è il rischio, concreto, di affondare per la Destra in Irpinia. 

In un momento in cui la vita politica avellinese vive una fase traumatica a causa delle vicende giudiziarie che hanno investito l'ex sindaco Gianluca Festa e dinanzi all'arrivo di dinamiche ultra favorevoli al Destra Centro, la barca degli esponenti nazionali di FdI Salerno naviga a vele spiegate sulle strategie per le prossime amministrative di Avellino, usando (come da mesi accade) la fedelissima granata, Ines Frungillo, presidente provinciale dei Fratellini Irpini

L'aspirante Europarlamentare, per accomodare il progetto culinario dell'impepata di cozze politica, coltivate nella parte poco sana del mare di Salerno, vorrebbe sostituire le pietanze genuine della terra d'Irpinia con quelle Salernitane. Infatti, Ines tenta in tutti i modi di impedire la costruzione di una coalizione di Centro Destra che stava convergendo su un nome di squisita genuinità politica come Rino Genovese.

Ma il disordine strategico della Frungillo (che oramai è convinta di superare Messner nella scalata dell'Everest) è in evoluzione continua, come testimoniato dalla stampa locale.

Così, mentre la Sinistra gode al masochismo della Destra, la signora Frungillo, tra la contentezza dei Salernitani, che da sempre navigano per conto loro e non per la crescita della Destra Irpina, ha deciso di portare la nave Fiammista a schiantarsi contro gli scogli delle imminenti comunali di Avellino. Una rappresentazione, teatrale e politica, vista e rivista mille volte in passato, orientata magari ad un nuovo commissariamento provinciale, utile per reggere gli equilibri tra le storiche fazioni. 

La Meloni d'Irpinia sta virando contro la scogliera grazie all'opzione sacrificale di Modestino Iandoli Sindaco. L'apprezzato storico e buon militante della vecchia guardia, targata Aenne, che potrebbe bruciarsi a priori per poi regalare, paradossalmente, proprio alla Presidente una delusione emotiva ed una figuraccia abnorme. 

Intanto i primi risultati dello sfracello destroide, come da previsione, sono già sotto gli occhi di tutti ed erano inevitabili, soprattutto dopo il congresso vinto dalla Meloniana, grazie ad una alleanza strategica, salvando l'ala identitaria composta da Giovanni Candela e Camerati, frutto di un impasto insipido tra i Petittiani ed i figli di Pontecagnano

Ovviamente la signora Frungillo cerca di giustificare la "rotta salernitana" tramite l'esaltazione nel presentarsi con il proprio simbolo e di appartenere a quella comunità ideologica intramontabile che per ironia della sorte proprio lei ha messo in secondo piano durante la sua nebulosa carriera politica tra partiti vari che vanno dal fallimentare "Italiani nel mondo" di De Gregorio alla segreteria politica di Forza Italia dei tempi andati di Cosimo Sibilia

Ma l'attrazione del 30% del partito della Meloni l'ha folgorata, e per rivincita verso se stessa, decide di ritornare alla sua prima dimora e lo fa imitando perfettamente il Marchese del Grillo: "io sono io e voi non siete nessuno". 

Si candida al congresso scavalcando una parte della base militante, vince con l'alleanza sopracitata, inizia a fare la Federale senza mai consultare nessuno o solo i fedelissimi del supermercato. Diventa frenetica nei messaggi alla stampa, parlando quasi sempre come se fosse già seduta sugli scranni parlamentari, beccandosi anche i dubbi dei giornali di Sinistra che gli fanno notare la mancanza di attenzioni nei riguardi del Capoluogo e alla fine si ritrova la candidatura alle europee che rappresenta il giusto premio all'ubbidienza dei registi di turno.

Ovviamente, la fritturina di pesce finale non manca mai e a supportare in primis questo capolavoro politico in salsa Mishimiana è l'Onorevole Cirielli, il quale la difende nell'immediato con un articolo, dato, alla velocità della luce, in pasto alla stampa.

Ma tolto ciò, Cirielli si prepara alla battaglia delle battaglie visto che anche lui, ultimamente, non naviga in acque sicure. I mugugni dei militanti campani verso il suo modo di amministrare il partito, in versione feudale, iniziano a farsi sentire. 

Cresce, per di più. la diffidenza tra i tanti Irpini con la Fiamma nel cuore che mal digeriscono le intromissioni continue da parte dell'Onorevole, capaci di far apparire Avellino come un semplice mozzo agli ordini di Salerno. Le spine politiche per Cirielli non finiscono qui, soprattutto dopo alcune dichiarazioni riguardanti la guerra in Ucraina, che secondo voci interne, hanno provocato una discreta irritazione della Giorgia (inter)nazionale

Con questa "rotta che ha rotto" il caro Cirielli potrebbe ricevere uno schiaffo politico ben assestato, simile al risultato del Congresso Provinciale di FdI, dove la sua candidata si classificò in coda a causa delle scarse preferenze racimolate.

L'unica cosa buona, ahinoi, in questo disastro futuro è il probabile harakiri elettorale nella corsa al Comune dell'ex Sindaco Festa, perché la scoppola ai piedi di Montevergine potrebbe essere talmente ampia da trascinare nell'abisso tutti coloro che ostacolano di continuo, speriamo involontariamente, la crescita della Destra Irpina pronta a governare ovunque. 

Insieme alla capitana Ines e al comandante Cirielli potrebbe inabissarsi pure l'ex commissario Iannone, il quale ha lasciato la Destra Irpina piena di fratture interne e fritture esterne, dimostrando che la Presidente del Consiglio, cresciuta in Azione Giovani, ha perfettamente ragione quando dice che c'è un impellente bisogno di sferzare ed educare la sua classe dirigente  - aggiungiamo noi - per difendere la Patria con il sorriso sulle labbra, l'etica nel cuore ed il coltello tra i denti.

In attesa di sviluppi in merito, invitiamo tutti alla riflessione e al dialogo costruttivo per il bene di un'Area che potrebbe essere l'ago della bilancia per la vita della Nazione.

Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo



I LUPI BIANCOVERDI ELLENICI #ultras


I LUPI BIANCOVERDI ELLENICI #perle

L'unico filo conduttore tra Irpinia e Grecia era Nicola Anastopoulos, l'attaccante ellenico, ex scarpa d'oro in Patria ed ex bidone in serie A ad Avellino nella tragica stagione 1987/88. Nella culla della civiltà classica, con sede ad Argo, esiste una compagine che come colori sociali vanta il BiancoVerde ed ha come simbolo il Lupo. 

Il Panargiakos FC, in greco Παναργειακός Α.Π.Ο, è una società calcistica fondata nel 1926, che ha giocato più volte nella Prima Divisione durante il Campionato Panellenico 1956–57 e nella serie B, secondo livello, del calcio greco nelle stagioni 1965–1967, 1970–1975, 1981–1982 e 1990–1998. Nel 2008 sono stati promossi in Gamma Ethniki, la serie C nazionale composta da quattro gruppi geografici da nord a sud, per un totale di 72 squadre iscritte.

ULTRAS

Per capire al meglio la situazione greca, bisogna allontanarsi dall’immagine italiana di un Paese con molte città di grandi dimensioni, importanti e con caratteristiche peculiari. In Grecia - si legge su Meridiano 13 - esistono due grandissimi centri che raccolgono il 50% degli undici milioni di abitanti totali (in Italia fra Roma e Milano vivono circa cinque milioni di abitanti su un totale di sessanta) e poi esiste il resto del Paese, che ha caratteristiche completamente diverse. Ad Atene e Salonicco, ad esempio, la vita delle persone non è regolata da rapporti stretti con chi vive vicino come invece accade nelle comunità più piccole e nella provincia. Da una parte i legami sono deboli, mentre sono saldi negli altri centri. E questo è un punto da tenere sempre in considerazione. 

Il baffo del pireo

Nel calcio è esattamente la stessa cosa. Ci sono cinque squadre più tifate e titolate che provengono dalle due città più grandi, hanno sostenitori e fan club/gruppi in tutto il paese e hanno vinto tutti i campionati – tranne un’edizione – dal 1928 ad oggi. E poi c’è una costellazione di piccoli club che coprono il resto della nazione. Tra queste realtà spicca il Panargiakos fondato come "Associazione Pan-Ellenica di Educazione Fisica Nazionale". Il capo di questo movimento storico fu lo scrittore Giorgio Logothetis, che si stabilì ad Argo dal 1923, proveniente da Spetses. Dal 1926 al 1933 i Lupi Biancoverdi parteciparono solo ad amichevoli. Nel 1933 Panagiakoakos fu disattivato e riattivato nel 1945 come "Panarchiakos APO". Nel 1947 parteciparono per la prima volta ad un'organizzazione calcistica ufficiale.

Il momento più importante della storia del Panargiakos è la partecipazione come campione del Gruppo Sud al Campionato Panellenico del 1957 con dieci squadre: da Atene al Panathinaikos, Apollonas e Panionios, dal Pireo all'Olympiakos, Ethnikos e Proodeftiki, da Salonicco Aris e PAOK e il campione del Gruppo Nord, la Doxa Dramas. Negli anni '90, il Panageriakos ha partecipato al 2° Campionato Nazionale, ma non ha mai vinto lo scudetto, per evidenti limiti rispetto alle grandi. Negli ultimi anni la squadra ha partecipato sia ai campionati locali dell'Argolide che al campionato della quarta serie Nazionale. Nonostante le difficoltà e le categorie infime, i Lupi restano i più amati dai tifosi Argiani.

Il 31 maggio 2008, hanno vinto la Coppa dei Dilettanti battendo Niki Polygyrou con un perentorio tre a zero. La finale è stata giocata a Lamia. Nella stessa stagione (2007-2008) vincono lo scudetto nel 7° girone della 4° Divisione Nazionale e la Coppa dell'EPC dell'Argolide, ottenendo una tripletta storica. Dopo due stagioni in Nazionale C, senza successo, furono nuovamente retrocessi in Divisione Nazionale. Nell'agosto 2012, per la prima volta nella storia di Lupi, viene formata una seconda squadra, il neo costituito Panargiakos, proveniente da accademie giovanili della regione, che gareggia nel campionato di categoria A'2. Nella stagione 2012-2013 il Panargiakos si è posizionato al quarto posto nel settimo girone del Campionato Nazionale.

Le maglie BiancoVerdi sono difese da gruppi Ultras abbastanza grezzi, ma legatissimi ai colori sociali, come i Green Wolves. Le nuove figure di spicco del movimento ultras greco non sono più il punk o la folcloristica persona “originale”, ma prevale un modello duro, pronto a ricorrere alla violenza e che ha preso sempre più peso nelle dinamiche di comando della curva. 

In un contesto dove gli stadi sono sempre più vuoti, sottolinea Meridiano 13, a causa dell’invasività delle televisioni, sono queste le icone a cui si ispirano gli ultras più giovani. È un quadro abbastanza desolante e che difficilmente invertirà la tendenza. Tuttavia, quella intrapresa è una strada che il movimento greco condivide con tante altre realtà e che contraddistingue una delle tendenze attuali del tifo in Europa. 

I Lupi BiancoVerdi Ellenici, in ogni caso, sono già simpatici ai Lupi BiancoVerdi Irpini. Questione di branco ed ululati!

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venerdì 26 aprile 2024

FRATELLI D'ITALIA - Fiore e Quintarelli criticano il modello Nordcoreano della Fiamma Tricolore | POLITICA

FRATELLI D'ITALIA - Fiore e Quintarelli criticano il modello Nordcoreano della Fiamma Tricolore in Irpinia.

Giornate movimentante in seno a Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni, che in Irpinia vive ore abbastanza polemiche. A suon di articoli e comunicati stampa emerge il malcontento di buona parte della Fiamma 2.0, ancora stordita dalle parole della Presidente del Consiglio e dopo aver "festeggiato" il 25 aprile. Nello Mainolfi, esponente Caudino di FdI ha scritto una lettera elettronica alla direzione  chiedendo l'applicazione del famoso articolo 18, più volte citato all'ombra della Torre con Orologio avellinese. Inoltre, secondo il dirigente del circolo FdI di Rotondi, sarebbe urgente una riunione del Direttivo Provinciale Meloniano.

Riportiamo i comunicati stampa dei due avvocati che non condividono il modus operandi della nuova Federale, la rampante Ines Frungillo, candidata alle Europee con FdI e al centro di discussioni sulle future elezioni del Capoluogo di Provincia e la gestione del partito. In linea di massima tutte queste diatribe fanno parte del gioco, ma sarebbe preferibile lavare i panni sporchi in famiglia, ma al momento c'è una percezione alquanto diversa dell'attivismo politico in un partito al 30% nelle intenzioni di voto.

Edoardo Fiore

FIORE: confusione!

Fratelli d'Italia Avellino: L'avvocato Fiore (FdI): "Confusione nel Partito sulla scelta del candidato Sindaco". Abbiamo appreso dal Commissario Regionale, richiamando lo Statuto del Partito, che sulla designazione del Sindaco sarebbe competente la presidenza provinciale. Ebbene, probabilmente la segreteria del Commissario ha errato nel consegnargli lo Statuto, fornendogli quello del Partito Comunista nordcoreano. 

Il nostro Statuto, all’art. 18 recita: “Il Coordinamento provinciale propone al Coordinamento regionale i programmi e le liste per l’elezione dell’elezione del Presidente della Provincia e del Consiglio provinciale, e la lista e la candidature la candidatura a Sindaco nel comune capoluogo”. “C’è grande confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente”. L'attacco di Edoardo Fiore, iscritto al partito Fratelli d’Italia, è apparso su Bassa Irpina News.

Ines Frungillo

QUINTARELLI: unità!

Verso le amministrative, Quintarelli (FdI): “Se non c’è unità nel centrodestra non garantisco il mio impegno in prima persona”. Il commissario cittadino del partito dopo l'indicazione di Iandoli a candidato sindaco: "Non possiamo rischiare di spaccare la coalizione"

Non è una questione di nomi, non che è preferisco Rino Genovese a Modestino Iandoli. Il problema è nel metodo seguito dalla presidente di Fratelli d’Italia, Ines Fruncillo”. A parlare è il commissario cittadino del partito, Vincenzo Quintarelli che ancora prima dell’indicazione di Iandoli aveva sottolineato la necessità di tenere unita tutta la coalizione di centrodestra. “Non può essere una corsa in solitaria – spiega al Corriere dell'Irpinia -, va perseguita la massima convergenza. Iandoli sarebbe un ottimo candidato ma gli alleati non si sono detti d’accordo e neppure le associazioni. Se dovessimo proseguire su questa strada, alle amministrative non posso garantire il mio impegno in prima persona e credo che non sarò il solo tra i militanti di Fratelli d’Italia”.

25/4

Intanto ieri all’Altare della Patria l’omaggio alla Resistenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha lasciato qualche malumore, principalmente tra la vecchia base militante. Mugugni dopo le parole alla cerimonia istituzionale per i concetti espressi che non mirano alla pacificazione nazionale e dimenticano chi scelse la Repubblica Sociale Italiana prima ed il Movimento Sociale Italiano dopo. In molti avrebbero preferito un atteggiamento diverso, di rispetto per tutti i morti di una sanguinosa guerra civile.

 “Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del Fascismo pose le basi - ha dichiarato la Giorgia Conservatrice - per il ritorno della Democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari”. A Milano, ribadisce dal sedicente fronte Sovranista, il capo leghista Matteo Salvini ha dichiarato: “Questo governo è antifascista, mi sembra evidente”. 

Le dichiarazioni ufficiali di Fratelli d'Italia si richiamano coerentemente ai principi del Congresso di Fiuggi, nel quale Alleanza Nazionale, al momento della fondazione, riconosceva, fra l'altro, esplicitamente, i valori dell'antifascismo e l'apporto che questo aveva dato per la conquista della libertà in ItaliaAN riconosceva l'iniquità delle leggi razziali firmate del Re Vittorio Emanuele III e si riallacciava alla storia nazionale, a far tempo dal Risorgimento, in una visione unitaria dei valori di libertà a di unità nazionale. Oltre all'aspetto ideologico, si denota una continuità anche nella divisione in correnti, caratteristica ereditata dalla Destra nazionale e locale, sempre pronta ad azzuffarsi per svariate ragioni alla vigilia di elezioni importanti e delicate, mentre il Popolo è assetato di Giustizia Sociale

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mercoledì 24 aprile 2024

Dottoressa Eleonora Sellitto: «PANICO e ADDIO CICLO: ecco cosa fare!» | SALUTE

PANICO e ADDIO CICLO: ecco cosa fare!
Racconti di una psicologa è il canale dove si parla di psicologia, di crescita personale, di coppia, relazioni, sensualità e sessualità tramite messaggi semplici, fruibili da tutti. (Eleonora Sellitto)

 

CORRENTE ELETTRICA A MAFARIELLO: è scontro in consiglio comunale a San Martino | POLITICA

CORRENTE ELETTRICA A MAFARIELLO: è scontro in consiglio comunale a San Martino

Durante l'ultimo consiglio comunale di San Martino Valle Caudina è andata in scena l'ennesima puntata riguardante l'area turistica del Partenio, meglio conosciuta come Mafariello. 

Da quanto si apprende e sentito, sembrerebbe che mai come questa volta l'amministrazione comunale sia intenzionata ad indirizzare il proprio sguardo verso una politica di ampio respiro percorrendo la strada dello sviluppo rurale e naturalistico del paese Irpino.

E così, dopo l'intenzione di stravolgere l'estetica del torrente (comprendente anche il recupero del mulino Bernardino, le sorgenti storiche ai piedi del Pizzone, il mulino in località Tufara Scaudieri,  le fontane pubbliche del paese e la zona del macello con un lungofiume), l'amministrazione comunale di Re Pisano ha deciso di portare la corrente elettrica a Mafariello. 

Ricordiamo alle lettrici ed ai lettori de Lo Schiaffo 321 che la questione da sempre è stata un classico punto programmatico cardine di tutti i movimenti politici.  Purtroppo, però, per decenni è rimasta solo un scelta rilegata alle chiacchiere.  

In effetti a chi non piace l'idea? Eppure non sono mancati scontri dialettici tra maggioranza e opposizione sul metodo di attuazione dell'intervento. In particolar modo da segnalar la scaramuccia tra il consigliere Abate Palerio da una parte e Capuano Francesco dall'altra (probabilmente le persone più competenti nell'argomentare le problematiche e le prospettive future legate alla montagna). Da quanto si apprende la maggioranza, guidata da Re Pisano, intende proseguire su questa strada tramite un mutuo comunale pari a quattrocentomila euro dilazionati nel tempo. 

Il consigliere Capuano si è opposto fermamente a questa operazione, ritenendola eccessiva rispetto alla questione in essere. Sempre secondo l'esponente critico del Partito Democratico l'attenzione potrebbe essere puntata verso altri obiettivi, soprattutto se la spesa delle casse comunali è alquanto impegnativa. 

Inoltre, l'ex Democristiano affermava che prima di procedere ad una operazione del genere sarebbe stato il il caso di programmare, innanzitutto, un ampio progetto di crescita turistica per l'area, per poi procedere ad un eventuale intervento "illuminante".

L'opposizione, tra l'altro, vorrebbe sapere perché nei 24 milioni di euro ottenuti poco tempo fa dal Comune, paradossalmente, manca quest'importante investimento. 

Dall'altra barricata l'inossidabile Palerio Abate ed il Sindaco Pasquale (Re) Pisano argomentavano il tutto affermando che per motivi tecnico-burocratici era stato impossibile inserirlo nel pacchetto dei finanziamenti, senza dimenticare l'approssimarsi dell'apertura della strada che ci porterà in montagna. Analizzando i lavori successivi alla stessa, quindi, non si poteva perdere l'occasione di far rientrare nei lavori globali anche quello di intubamento dei cavi elettrici, senza rischiare l'ennesima fumata nera di questa soluzione che da sempre tutti chiedono per il bene comune.

Inoltre, per la maggioranza politica portare la luce a Mafariello, affiancarla ai lavori di riqualificazione del Torrente Caudino e del centro storico rappresenta una vera e propria scommessa per lo sviluppo dell'area montana e di tutta la comunità.

Insomma, una sola cosa è certa. Per ora Mafariello rimane un miraggio di sviluppo nei cuori dei Sammartinesi e dei Caudini. In ogni caso, indipendentemente dal metodo contestato dalle opposte fazioni. tutte di radice post-Scudocrociata, sembrerebbe che una volta per tutte San Martino Valle Caudina voglia definitivamente indirizzare le politiche locali valorizzando le proprie fantastiche bellezze. 

Ricordiamo, altresì. che grazie a dei volontari sta per essere riqualificata l'area dell'Oasi Mistica ed il sentiero Italia. Speriamo che ogni giorno si possa mettere un tassello definitivo per il rilancio dell'Oro Verde del Partenio. Alla fine, escluso il consigliere Carmelo Palluotto, che si è astenuto su tutti i punti del consiglio, gli appartenenti a maggioranza ed opposizione restano distanti, polemici ed inchiodati sulle rispettive visioni politiche, ma tutte le componenti hanno capito,a quanto pare, che questa splendida Cittadina merita di più, specialmente dal punto di vista turistico.

Scritto da Giovanni Mauriello

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